LA PRIVACY DELLE NOSTRE COMUNICAZIONI? È ANCORA SENZA RIFORMA
La Privacy è un diritto fondamentale riconosciuto e sancito dall’articolo 7 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. La protezione dei dati invece dall’articolo 8.
È un diritto a sé stante e inscindibilmente legato alla confidenzialità e riservatezza della comunicazioni.
Per tutti quanti pensano che il GDPR sia una normativa che protegge anche e soprattutto la Privacy in senso stretto, questa è la riprova che non è proprio così. Perché nell’era digitale soprattutto la protezione dei dati personali, tutelata dal GDPR, è cosa ben diversa dalla tutela della Privacy. E quindi, mentre il GDPR richiama l’articolo 8 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, ovvero il diritto alla protezione dei dati, il quadro non è completo senza l’ulteriore riforma della normativa a tutela invece della Privacy e dell’articolo 7.
Questa è la cosiddetta riforma della Direttiva ePrivacy.
Ad oggi abbiamo da un lato un quadro normativo sulla protezione dei dati modernizzato, grazie all’entrata in vigore del GDPR; ma dall’altro, quando ci addentriamo nel settore dei fornitori di servizi delle comunicazioni elettroniche, ci imbattiamo in regole obsolete e frammentate.
Per i dati delle comunicazioni elettroniche, regolamentati da una normativa risalente oramai al 2002 (anche se modificata e parzialmente aggiornata nel 2009), ci troviamo di fronte ad una crescente incertezza data da regole oramai obsolete se si pensa anche e soprattutto alle rapide innovazioni ed ai drastici cambiamenti intervenuti negli ultimi 17 anni nel settore digitale.
Big Data, IoT, Machine Learning, Intelligenza artificiale… la nostra epoca è pervasa di innovazioni che si nutrono quasi esclusivamente di dati “digitali”. Quei dati che per la maggior parte sono ancora in attesa della riforma del quadro normativo di riferimento, e cioè la Direttiva ePrivacy.
Il GDPR non basta.
Giulia Mioni
Data Protection Officer